3 Dicembre 2024

Nel suo ultimo romanzo, “Il destino del lupo”, lo scrittore Roberto Martellino ci guida attraverso un thriller cupo e coinvolgente, ambientato in un’oscura e remota vallata del Nord Italia. Il libro, che mescola sapientemente elementi del genere poliziesco con sfumature psicologiche, narra una serie di brutali omicidi che sconvolgono una piccola comunità, gettandola in un’atmosfera di terrore e di segreti inconfessabili.

La trama prende avvio quando un assassino di bambini inizia a seminare morte tra i boschi e le montagne circostanti, scegliendo con cura i suoi luoghi del macabro: anfratti nascosti e insidiosi, tanto isolati quanto difficili da raggiungere. L’omicida, dotato di un perverso gusto per il gioco psicologico, sfida apertamente le forze dell’ordine, lasciando indizi come fossero pezzi di un enigma che sembrano volti più a disorientare che a condurre alla sua cattura. Ogni ritrovamento è un colpo duro per la comunità, e la caccia al colpevole diventa sempre più serrata e disperata, mentre una primavera particolarmente fredda e piovosa rende ancora più difficile il lavoro degli investigatori.

Il protagonista del romanzo è l‘ispettore Proietti, un uomo segnato da turbe oniriche che sembrano mescolarsi e confondersi con la realtà. Proietti non è il classico detective inflessibile e razionale; al contrario, la sua mente è invasa da sogni che, pur tormentandolo, si rivelano spesso preziosi per lo svolgimento dell’indagine. Questi incubi, infatti, si manifestano come flash di un passato che l’ispettore aveva cercato di dimenticare, ma che ora emerge in modo incontrollabile, svelando frammenti di verità che lui stesso aveva cercato di seppellire.

La comunità della vallata è un altro protagonista silenzioso ma essenziale del racconto. I residenti, intrappolati nel loro silenzio ostinato, nascondono segreti antichi e scomode verità. Questo clima di omertà e reticenza rende ancora più difficile il lavoro dell’ispettore, che deve destreggiarsi tra l’ostilità della natura e quella degli esseri umani. Roberto Martellino è abile nel descrivere un’ambientazione che diventa essa stessa una metafora del labirinto interiore di Proietti, costantemente in bilico tra ciò che è reale e ciò che è frutto delle sue visioni.

Proprio quando sembra che tutte le piste siano state battute senza successo e che il mistero sia destinato a rimanere irrisolto, entra in scena un personaggio inaspettato: un esperto conoscitore delle tradizioni degli indiani Sioux. La sua figura aggiunge un ulteriore strato di profondità alla narrazione, suggerendo un collegamento tra l’oscura vicenda degli omicidi e un sapere antico, quasi sciamanico, che potrebbe rivelarsi decisivo per comprendere la psicologia del killer.

Roberto Martellino costruisce una trama avvincente, giocando con i ritmi serrati tipici del thriller e arricchendoli con riflessioni profonde sul passato, sulla memoria e sui segreti che le piccole comunità custodiscono gelosamente. L’ispettore Proietti, con i suoi tormenti interiori e i suoi sogni enigmatici, è un personaggio sfaccettato che incarna la complessità del genere umano: un uomo diviso tra la necessità di risolvere un caso e il desiderio di comprendere se stesso. La sua lotta contro il tempo per fermare il killer si intreccia con la sua personale battaglia contro i fantasmi del passato.

“Il destino del lupo” è un libro che non si limita a narrare una caccia all’assassino. È una riflessione sul dolore, sul mistero della morte e su quanto sia difficile, e talvolta impossibile, trovare la verità in un mondo in cui tutti sembrano avere qualcosa da nascondere. La presenza dell’esperto Sioux, con il suo sapere ancestrale, getta una luce originale e affascinante sul finale della storia, portando il lettore a riflettere sul significato più profondo del bene e del male.

In conclusione, il romanzo cattura il lettore dalla prima all’ultima pagina, grazie alla sua atmosfera cupa e alla complessità psicologica dei personaggi. Un thriller che, al di là della ricerca del colpevole, si interroga sulla natura umana e sulle verità che preferiamo dimenticare.

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